domenica 11 ottobre 2015

Il sommergibile Macallé

Conviviale del 9 ottobre 2015
Hotel Monterosa - Chiavari
Relatore: Ricardo PREVE


Venerdi 9 Ottobre, presso l’Hotel Monterosa in Chiavari si è tenuta una riunione conviviale con Ricardo Preve, regista e documentarista argentino, nella sua lunga esperienza lavorativa ha collaborato con National Geographic, Discovery Channel, Al Jazeera English, Rai-Voyager, PBS e molti altri.
Ricardo durante una spedizione da lui organizzata nel 2014 con la barca di bandiera italiana “Don Questo”, di base a Porto Sudan, nell’isolotto di Barra Musa Kebir nella Repubblica Islamica del Sudan, ha trovato indizi del relitto del sommergibile Macallè della Regia Marina Italiana, affondato il 15 Giugno 1940 durante la Seconda Guerra Mondiale.
Ci mise quasi un giorno ad inabissarsi e gli uomini ne attesero quasi 10 su di un isolotto, prima di essere salvati.
Alla profondità di 55 metri, nel punto stimato della collisione dell’unità contro la barriera corallina, secondo mappe ed altri documenti trovati nell’Ufficio Storico della Marina Militare, sono stati rinvenuti pezzi metallici, tra cui una parte dell’antenna filare del sommergibile.
Anallizzando la larga ferita presente nel reef, dopo aver studiato le carte nautiche, letto gli atti dell’inchiesta e le testimonianze raccolte nell’estate del 1940, gli ultimi dubbi sono stati fugati: il Macallè è li e riposa almeno 400 metri più in basso, nel buio profondo.
Dalle memorie del diario del sommergibilista silurista Adriano Tovo, che racconta dell’accidentale perdita a bordo di cloruro di metile, un pericolosissimo gas inodore e incolore che serviva a raffreddare la temperatura interna del sottomarino, dei compagni che impazziscono, della sofferenza dei naufraghi “in 45 senza cibo ne acqua, nudi sotto il sole africano, una temperatura che nelle ore più calde raggiungeva i 60 gradi, in 3 dopo aver remato a bordo di una piccola barca per 6 giorni, riuscirono a dare l’allarme, sopravvissero tutti tranne uno, Carlo Acefalo”, il mistero si infittisce.
L’ultimo giorno di spedizione, ha raccontato Ricardo, siamo scesi a terra ed abbiamo trovato piccoli mucchi di conchiglie che corrispondono alle tombe dei pescatori africani, perché questa è l’isola più lontana dalla costa sudanese ed è qui che giacciono i morti in mare. Più lontano, oltre la spiaggia dove l’equipaggio del sommergibile attese i soccorsi, sono spuntate diverse pietre piatte orientate verso l’Italia e i resti di un autorespiratore Davis, lo stesso tipo di quelli indossati dai naufraghi che ne piantarono uno nella sabbia come fosse una croce. Era la tomba del sottocapo Carlo Acefalo.
Una storia nella storia. Carlo, l’eroe sepolto sotto pochi centimetri di sabbia è rimasto lì,protetto dai voli dei gabbiani dal giugno del 1940. C’era la guerra e da allora nessuno ne
ha saputo più nulla.
Ricardo sta combattendo contro la burocrazia, tra ambasciata italiana e governo sudanese con l’obiettivo di rimpatriare la salma di Carlo Acefalo e recuperare un pezzo di storia italiana.
L’affascinante racconto di Ricardo, denso di particolari e di dettagli della missione, ha suscitato forti emozioni nei presenti ed è terminato con un “toccante” video della spedizione. Le domande interessate dei Soci hanno chiuso la serata.

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...