lunedì 31 marzo 2014
sabato 15 marzo 2014
Sport e disabilità
Conviviale del 7 marzo 2014
Hotel Monterosa - Chiavari
Relatore: Ing. Vittorio PODESTA'
Quella 2009 è stata un'altra stagione ricca di grandi risultati e di soddisfazioni, nonostante a metà stagione mi sentissi un po' scarico psicofisicamente: arrivare secondo ai Campionati del Mondo svoltisi in Italia e nella classifica del Circuito Europeo (come nel 2008) significa confermarsi ai vertici mondiali come atleta completo e costante.
Venerdì 7 marzo è stato nostro ospite l'ingegner Vittorio Podestà, chiavare se, campione mondiale ed olimpico di handbike. La sua relazione ha trattato la sua disabilità e la sua passione per l'handbike che lo ha portato a vivere delle grandi emozioni e grandi vittorie.
Nato il 3 giugno 1973, nel gennaio 2000 si laurea in Ingegneria Civile. Vive a Chiavari e dal 13 luglio 2003 è sposato con Barbara, conosciuta durante la riabilitazione presso l’Unità Spinale di Sondalo (SO).
Tornando dall’ufficio il 19 marzo 2002 ha avuto un incidente stradale che gli ha causato una rottura delle vertebre dorsali con conseguente lesione del midollo spinale costringendolo sulla sedia a rotelle.
"La mia vita ha avuto una svolta alla quale nessuno è preparato, ma ho subito deciso di reagire, convinto che le mie risorse interiori mi avrebbero aiutato. Incoraggiato da un amico che ebbe un incidente simile al mio qualche anno prima, già a settembre ho iniziato a giocare a basket in carrozzina. Avevo sempre considerato lo sport il modo migliore per rimanere in buona salute e fonte di benessere interiore ma ho capito presto che per una persona disabile questo concetto acquista ancora maggiore importanza.
Nel 2003 lo stesso amico mi fa provare la sua handbike: è amore a prima vista! Le molte somiglianze con la bicicletta e il ciclismo, di cui ero praticante fin da piccolo e tutt’ora appassionato, mi invogliano a possederne una al più presto per allenarci insieme e provare, per curiosità, a partecipare a qualche gara nelle vicinanze.
Tornando dall’ufficio il 19 marzo 2002 ha avuto un incidente stradale che gli ha causato una rottura delle vertebre dorsali con conseguente lesione del midollo spinale costringendolo sulla sedia a rotelle.
"La mia vita ha avuto una svolta alla quale nessuno è preparato, ma ho subito deciso di reagire, convinto che le mie risorse interiori mi avrebbero aiutato. Incoraggiato da un amico che ebbe un incidente simile al mio qualche anno prima, già a settembre ho iniziato a giocare a basket in carrozzina. Avevo sempre considerato lo sport il modo migliore per rimanere in buona salute e fonte di benessere interiore ma ho capito presto che per una persona disabile questo concetto acquista ancora maggiore importanza.
Nel 2003 lo stesso amico mi fa provare la sua handbike: è amore a prima vista! Le molte somiglianze con la bicicletta e il ciclismo, di cui ero praticante fin da piccolo e tutt’ora appassionato, mi invogliano a possederne una al più presto per allenarci insieme e provare, per curiosità, a partecipare a qualche gara nelle vicinanze.
Durante le gare di handbike e i corsi con la nazionale di basket ho incontrato e conosciuto atleti fortissimi; osservandoli in azione ho capito che anche tra i disabili ci sono dei campioni che con un destino diverso avrebbero potuto primeggiare in qualunque tipo di sport e ho voluto subito provare ad imitarli per raggiungere i loro livelli. Pormi degli obbiettivi e lavorare duro per ottenerli, cercando di evitare che diventino un’ossessione, mi ha aiutato fino ad ora ad affrontare la vita con entusiasmo senza farmi scoraggiare dagli imprevisti che si presentano.
I continui allenamenti hanno permesso fin da subito che ottenessi ottimi risultati con relativa facilità, fino al luglio 2005 quando sono diventato Campione Italiano a Cronometro. La soddisfazione di portare un simbolo così importante come la maglia tricolore mi ha spinto a lasciare il basket ed aumentare il mio impegno nell’handbike tanto da arrivare a percorrere annualmente circa 12-13000 km, seguito da un preparatore atletico e da un centro sportivo dove svolgo i test di valutazione atletica.
Nel 2006 ho fatto un grande salto di qualità dimostrando di essere uno dei migliori atleti italiani della specialità, grazie anche all’esperienza acquisita partecipando alle gare del Circuito Europeo EHC per confrontarmi con i migliori atleti internazionali. Inoltre sono stato scelto dalla Nazionale Italiana per partecipare ad alcune gare internazionali ma, pur onorando fin da subito la maglia azzurra con ottimi risultati, non sono stato poi convocato per i Campionati del Mondo di settembre.
Nel 2006 ho fatto un grande salto di qualità dimostrando di essere uno dei migliori atleti italiani della specialità, grazie anche all’esperienza acquisita partecipando alle gare del Circuito Europeo EHC per confrontarmi con i migliori atleti internazionali. Inoltre sono stato scelto dalla Nazionale Italiana per partecipare ad alcune gare internazionali ma, pur onorando fin da subito la maglia azzurra con ottimi risultati, non sono stato poi convocato per i Campionati del Mondo di settembre.
La mia stagione ha avuto una svolta ad ottobre quando ho vinto la Milano City Marathon: vincere la volata in piazza del Duomo davanti a tutta quella gente, mi ha in parte ripagato della delusione per quell’esclusione che non avevo digerito, convinto del mio ottimo stato di forma atletica. L’appuntamento finale e più rappresentativo è stata la mia prima partecipazione, grazie al contributo dell’INAIL, alla Maratona di New York dove mi sono piazzato al secondo posto. Concludere il 2006 con un grande risultato in una gara così speciale per la particolarità del percorso e l’enorme folla entusiasta che segue lungo le strade, mi ha dato ancora più fiducia nei miei mezzi e ulteriori stimoli per lavorare duro nel periodo invernale.
Nel 2007 la realtà ha però superato anche i sogni. A maggio ho raggiunto il primo obbiettivo che era riconfermarmi Campione Italiano a Cronometro. A giugno, in occasione dei Mondiali WHF, oltre a due importanti piazzamenti nelle gare individuali, è arrivata la vittoria nella prova a cronometro a squadre: trionfare in Italia con altri tre atleti italiani, avversari di sempre, ma quel giorno alleati per vincere insieme, mi ha dato un’emozione speciale, mai provata nei successi individuali.
Sarebbe già stata un’annata incredibile, considerando anche il quarto posto nella classifica generale del Circuito EHC, ma poi è arrivata la vittoria nella cronometro individuale del Campionato del Mondo di Bordeaux con la maglia iridata da portare per un anno intero, la medaglia d’oro, il podio con l’inno di Mameli e la bandiera italiana che sventola: non potevo credere che stavo davvero vivendo in prima persona tutto quello che avevo visto solo guardando la TV.
Nel 2007 la realtà ha però superato anche i sogni. A maggio ho raggiunto il primo obbiettivo che era riconfermarmi Campione Italiano a Cronometro. A giugno, in occasione dei Mondiali WHF, oltre a due importanti piazzamenti nelle gare individuali, è arrivata la vittoria nella prova a cronometro a squadre: trionfare in Italia con altri tre atleti italiani, avversari di sempre, ma quel giorno alleati per vincere insieme, mi ha dato un’emozione speciale, mai provata nei successi individuali.
Sarebbe già stata un’annata incredibile, considerando anche il quarto posto nella classifica generale del Circuito EHC, ma poi è arrivata la vittoria nella cronometro individuale del Campionato del Mondo di Bordeaux con la maglia iridata da portare per un anno intero, la medaglia d’oro, il podio con l’inno di Mameli e la bandiera italiana che sventola: non potevo credere che stavo davvero vivendo in prima persona tutto quello che avevo visto solo guardando la TV.
Nel 2008 l’obbiettivo era focalizzato esclusivamente sulle Paralimpiadi di Pechino e ho lavorato duramente per tutto l’anno per arrivare con le “carte in regola” all’appuntamento agonistico più importante per qualunque atleta, disabile e non.
Sono ritornato con una medaglia d’argento che è un risultato sicuramente prestigioso, ma non quello al quale puntavo e avrei potuto conquistare. Infatti quel giorno non ero in buone condizioni di forma e perdere la medaglia d’oro per meno di 6 secondi brucia un po’.
Al di là del lato sportivo, mi rimane comunque il ricordo di un’esperienza meravigliosa e unica, culminata con la partecipazione alla cerimonia di chiusura dei Giochi, probabilmente lo spettacolo più bello che abbia mai visto in vita mia, sia per la bellezza delle esibizioni e delle evoluzioni che si sono succedute che per il loro coinvolgimento emotivo: ho provato veramente sensazioni indescrivibili!
Sono ritornato con una medaglia d’argento che è un risultato sicuramente prestigioso, ma non quello al quale puntavo e avrei potuto conquistare. Infatti quel giorno non ero in buone condizioni di forma e perdere la medaglia d’oro per meno di 6 secondi brucia un po’.
Al di là del lato sportivo, mi rimane comunque il ricordo di un’esperienza meravigliosa e unica, culminata con la partecipazione alla cerimonia di chiusura dei Giochi, probabilmente lo spettacolo più bello che abbia mai visto in vita mia, sia per la bellezza delle esibizioni e delle evoluzioni che si sono succedute che per il loro coinvolgimento emotivo: ho provato veramente sensazioni indescrivibili!
Quella 2009 è stata un'altra stagione ricca di grandi risultati e di soddisfazioni, nonostante a metà stagione mi sentissi un po' scarico psicofisicamente: arrivare secondo ai Campionati del Mondo svoltisi in Italia e nella classifica del Circuito Europeo (come nel 2008) significa confermarsi ai vertici mondiali come atleta completo e costante.
Salire sempre sul podio delle grandi manifestazioni degli ultimi 3 anni, sia nelle gare di un solo giorno come i Campionati del Mondo e i Giochi Paralimpici (1 oro e 2 argenti), che nelle classifiche che premiano la costanza di rendimento durante tutto l’anno come il Circuito Europeo EHC (cha ha 9 gare spalmate su 8 mesi), è una grande soddisfazione che mi ripaga delle delusioni per aver mancato il risultato pieno. Inoltre mi dà fiducia per le prossime stagioni, in vista delle Giochi Paralimpici di Londra 2012, con la convinzione di poter aspirare a quella medaglia d'oro sfuggita per un soffio a Pechino."
Nel 2012 alle Olimpiadi di Londra vince il bronzo nella cronometro e l'argento nella staffetta a squadre.
mercoledì 5 marzo 2014
lunedì 3 marzo 2014
Jacques Brel: les couleurs du Plat Pays
Conviviale del 11 febbraio 2014
Ristorante Delfino Verde - Lavagna
Venerdì 21 febbraio ci siamo riuniti al ristorante “Delfino Verde” di
Lavagna dove, dopo la cena, la professoressa Maria Paola Pizzorni, ci ha
intrattenuto con una interessante conferenza intitolata: Jacques Brel: les
couleurs du Plat Pays.
La professoressa ha delineato la vita del famoso poeta e cantautore belga
di lingua francese ed ha commentato e poi fatto ascoltare alcune delle sue più
significative canzoni.
Jacques Brel è nato in Belgio nel 1929 ed ha trascorso la maggior parte della sua vita a Parigi dove è
morto nel 1978. E’ stato sepolto accanto alla tomba di Paul Gauguin sulle isole
Marchesi, dove aveva vissuto gli ultimi anni della sua vita.
Il tempo non potrà cancellare la potenza di un artista completo,
cantante, mimo, teatrante. La sua voce è impetuosa, sonora, nervosa, ora
impettita, ora sinuosa, ora saltellante. Il canto è terso, nitido, totalmente
descrittivo e funzionale al corpo testo-melodia. E poi quella incredibile
gestualità, quelle lunghe braccia che si muovono dando vita ed espressione a
personaggi protagonisti di quelle brevi ma così intense opere drammaturgiche. Jacques Brel ha
scritto canzoni straordinarie, eterne, tra le quali “ Le plat pays”, "Ne
me quitte pas", "La valse à mille temps", "La chanson des vieux amants",
"Amsterdam". In esse e
nel resto della produzione si alternano temi contrastanti, ironia, sarcasmo,
dolcezza, amour fou, anarchia, amicizia e tenerezza, quest'ultimo probabilmente
il sentimento più caro al cantautore, presentato in modo mai sdolcinato e
carico di espressività, ma candidamente, quasi con distacco. Gioie e dolori
sono inglobati in strutture sonore che paiono moti perpetui: la tecnica del
crescendo-decrescendo in Brel è raffinata, selvaggia ed erotica al tempo
stesso. Ci sono impennate in cui la musica va quasi verso l'alto, come le
cattedrali gotiche che spuntano da quella terra piatta e da lui tanto amate. E’
un artista a tutto tondo , “un vrai pro” un grandissimo artista, unico nella
sua arte.
Maria Paola Pizzorni è
docente di lingua francese presso l'Istituto comprensivo Pegli per il quale è
responsabile della certificazione DELF. Collabora da numerosi anni con
l'Alliance Française, l'Associazione culturale Lyceum e con l'Associazione
culturale Il Cenacolo di Genova.
Ha tenuto diverse conferenze
nell'ambito delle commemorazioni del bicentenario di Victor Hugo e Alexandre
Dumas: "Il mondo dell'infanzia e dell'adolescenza nell'opera di Victor Hugo",
"Victor Hugo, creatore di miti" ed "Alexandre Dumas ed il
romanzo d'avventura: Il conte di Monte Cristo".
Dal 2007 si è addentrata nel
favoloso mondo della canzone francese appassionandosi ai suoi personaggi di
spicco così come alle tematiche salienti all'interno dei loro testi.
Da sempre innamorata della
cultura e della lingua francese, è felice di essere un veicolo per farla amare
ai ragazzi e agli adulti.
Nel nostro Club ha tenuto una conferenza su Edith Piaf nel 2011 e una conferenza
su Charles Aznavour nel 2013.
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